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"Il dolore va trattato non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardenza dell’amore, la carità." San Giuseppe Moscati

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Vene trasversali

Vene trasversali

Le vene, come è noto, sono le vie del sangue per il ritorno al cuore e polmoni. Anatomicamente, trasversali lo possono essere nelle loro numerose intersezioni, quasi una mappa stradale. Ma la trasversalità del titolo di questa breve nota, è da riferirsi alle malattie delle vene che tanto si ritrovano in gran parte della popolazione e interessano più specializzazioni mediche. A partire dalla Flebologia naturalmente. Se flebs, parola dell’antico greco, significa appunto vena, ad ogni persona verranno immediatamente in mente vene varicose, tromboflebiti, capillari dilatati e inestetici (di nuovo, con parola medica dall’antico greco, i “capillari” sono teleangectasie) e tante altre malattie vascolari. La malattia venosa cronica è infatti assai frequente, interessando ampie fasce di popolazione nel mondo (ne soffrono circa il 60% delle donne e circa il 30% degli uomini), ed ha un rilevante impatto sia clinico che socioeconomico (nel mondo occidentale assorbe tra l’1 e il 2,5% delle risorse assistenziali), senza voler trascurare il valore dell’inestetismo.

Problemi di vene patologiche legano comunque il flebologo a specialisti di branche mediche diverse, quali la ginecologia, l’ortopedia, la medicina interna e geriatrica, la posturologia ed altre ancora, perché condizioni quali la gravidanza, i traumi e la chirurgia ortopedica, le malattie croniche con difficoltà motorie o respiratorie, possono far precipitare quadri lievi di stasi venosa in complicanze temibili. Da qui l’importanza di lavorare gomito a gomito tra specialisti diversi – trasversali appunto –, ma in sintonia. Condizione che più facilmente può ritrovarsi in Studi Medici polispecialistici.

Oggi, in più, deve essere conosciuto il coinvolgimento vascolare nella stessa pandemia da Coronavirus. Noto agli esperti sin dalla prima epidemia di SARS di dieci anni fa, solo in ritardo e perfino ancora parzialmente si è “scoperto” come questo tipo di virus crei condizioni favorevoli alla trombosi. E non solo favorevoli alle tromboflebiti delle gambe, ma anche alle trombosi di arterie e della più piccola circolazione fino al gravissimo stato di trombosi polmonari. Situazioni che devono essere evitate con indispensabile prevenzione vascolare delle trombosi ed embolie, in questi nuovi malati, sia per condizioni di allettamento e defedamento sia per le alterazioni patogenetiche del virus su micro e macrocircolazione: l’eccessiva infiammazione, l’attivazione piastrinica, la disfunzione endoteliale, e la stasi (condizioni che in scienza medica vengono definite “triade di Virchow”, dal nome di uno dei più grandi medici di tutti i tempi). La profilassi e la terapia vascolare anche in questo campo è divenuta basilare.

Più recentemente si è aggiunto il rischio vascolare da alcuni vaccini anti-Covid che tuttavia non deve essere esagerato, risultando realmente rarissimo (si tratta della cosiddetta VITT con acronimo inglese che significa trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino). Questo rischio deve essere considerato perché anche una sola rara morte deve essere evitata.

Dal mio vissuto personale, dopo oltre un anno e mezzo di esperienze sul campo, partecipando ad un programma di cura domiciliare di pazienti Covid, dove uniti a criteri di cura basati su concetti quali l’infiammazione prodotta dal virus e la sua termolabilità, ed altri, l’uso dei farmaci antitrombotici (eparine a basso peso molecolare, e altrettanto altri farmaci antitrombotici), unitamente a una corretta terapia antinfiammatoria, si è potuto evitare ab initio l’evolversi della malattia virale verso così tante ospedalizzazioni ed aggravamenti (dati pubblicati: Belcaro G, Corsi M, Agus GB et al. Thrombo-prophylaxis prevents thrombotic events in home-managed COVID patients. A registry study. Minerva Medica 2020 Aug;111(4):366-368). La chiave del successo è evitare che i pazienti infetti arrivino in ospedale e dunque creare percorsi di cura alternativi.

Dott. Prof. GB Agus